Prendono tutti il via da un approccio in vigna sostenibile ma ci sono moltissime differenze fra le tre tipologie, vediamole insieme
Cosa hanno in comune
Vino naturale, Vino biodinamico e vino biologico sono rappresentative di diverse concezioni di approccio alla vigna, più o meno estremizzate e, conseguentemente, di produzione di vino di alto livello, sempre all’insegna della sostenibilità e del rispetto della natura, come spiega Apewineboxes.com leader del settore nella vendita online.
Vediamoli ora singolarmente, nello specifico:
Vino Biologico
Il vino biologico è facilmente riconoscibile per via della sua certificazione, un logo verde con stelline che rappresentano gli stati dell’Unione Europea, ed è ottenuto all’interno di essa con prodotti al 95% biologici.
Viene controllato in tutta quella che è la sua filiera produttiva, secondo le normative UE, come nel caso dell’Italia, dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF).
Il 60% abbondante dei produttori che fanno viticoltura in regime biologico di fatto non hanno certificazione, per via dei costi e dei tempi burocratici di conversione, quantificabili in tre anni.
Il requisito è quello di minimizzare l’aggressività chimica in vigna e di contenere una solforosa totale di 150 mg/litro per i bianchi e di 100 mg/litro per i rossi. Soglie che come vedremo si abbasseranno drasticamente negli altri due gruppi.
Vino Biologico in vigna
In vigna sono ammessi da disciplinare trattamenti di rame in quantità di 4 kg per ettaro all’anno, venendo così di fatto bandite tutte le altre forme antiparassitarie utilizzabili da chi produce il vino in maniera non coscienziosa, perchè di questo si tratta.
In cantina
Per il vino biologico è consentito l’utilizzo di lieviti selezionati che inneschino una fermentazione a temperatura controllata; è altresì possibile chiarificare il vino e filtrarlo. Per quanto riguarda l’aggiunta di anidride solforosa questa è ovviamente ammessa nei quantitativi sopra riportati.
La maggior parte dei produttori di vino biologico ormai vanno abbandonando la chimica anche in cantina, utilizzando lieviti autoctoni e sempre meno solfiti pre-imbottigliamento.
Vino Biodinamico
Il vino biodinamico si produce in simbiosi con la natura, con le fasi lunari e secondo i precetti del teosofo Rudolf Steiner riguardanti il ripristino delle corrette connessioni tra cielo e terra. Attualmente la Demeter è la massima entità certificativa nel mondo del biodinamico.
In biodinamica si ritiene che la Luna in perigeo, quindi nella sua massima vicinanza alla terra, abbia un effetto negativo ed indurente, esattamente il contrario di ciò che accade quando è in apogeo.
Vino Biodinamico in vigna
In vigna viene estirpata radicalmente la chimica e limitato l’utilizzo dei trattori, vengono invece incentivate le best practices, come ad esempio la pratica del sovescio (colture di leguminace direttamente tra i filari, le quali regolano, con la loro azione, i valori di azoto nel terreno).
Vengono inoltre utilizzati dei preparati che innescano processi di formazione dell’hummus, come il Preparato 500, il famigerato Cornoletame, o che stimolino le funzioni della luce e del calore, come nel caso del Preparato 501, il Cornosilice oppure il Fladen.
La particolarità della viticoltura biodinamica riguarda la ricerca di creare all’interno del vigneto, spesso circondato da muretti simili ai clos francesi, un sistema simbiotico per il quale le malattie vengono combattute dagli organismi stessi che popolano la parcella di terreno.
Il vino biodinamico è pura espressione della propria terra e della sua mineralità, si tratta di prodotti unici, spesso molti diversi tra loro da un’ annata all’altra. Sono vini totalmente volti alla sostenibilità ambientale.
In cantina
La tendenza in cantina è quella di abbandonare i lieviti selezionati e le temperature controllate, alla ricerca di un vino sempre più vero, ma non è una condicio sine qua non per essere certificati.
Vino Naturale
Il vino naturale è ottenuto senza sofisticazione alcuna del processo produttivo che comprende vigna, vendemmia e cantina, non è ufficialmente riconosciuto e non può vantare certificazioni, anche se qualcosa si sta muovendo in questa direzione.
Attenzione, questi vini in realtà richiedono una pur esigua manipolazione umana ( dalla raccolta alla vinificazione), definire un processo di produzione del vino come naturale è probabilmente improprio, almeno allo stato attuale delle cose.
Preferiamo definirli rispettosi, genuini, veri, sostenibili e scarsamente manipolati. Senza chimica né lieviti da laboratorio.
Ok, forse vini naturali suona meglio.
Vino naturale in vigna
In vigna è ammesso solamente l’utilizzo del solfato di rame, in bassissime quantità, come antiparassitario e fungicida. Devono essere sensibilmente al di sotto dei 4kg/ha, dai nostri produttori chiediamo molto meno della metà.
Negli ultimi anni si stanno sperimentando trattamenti alternativi, anche fantasiosi ma non privi di logica o efficacia, come l’utilizzo di batteri lattici, spremute di arancia o tannino del legno.
Le viti possono ricevere acqua solo quando piove, al fine di non svilire il corredo aromatico del vino nè diluirne il corpo, con alcune eccezioni correlate ad esigenze climatiche.
La raccolta avviene sempre manualmente, per non maltrattare gli acini, la vinificazione è sempre pulita, senza aggiungere solfiti e senza usare lieviti selezionati.
Nella buccia di un uva trattata bene in vigna troviamo tutti gli agenti deputati alla vinificazione di cui abbiamo bisogno, dai lieviti agli antiossidanti. Qui la solforosa totale è quasi sempre sotto i 50 mg/litro, in molti casi ben al di sotto dei 20 mg/litro.