Sab. Ott 18th, 2025

Il calcio maschile scende in campo contro la violenza sulle donne

L’Asd Marola fa la storia con una maglia che rompe il silenzio

Nel panorama del calcio dilettantistico italiano sta per nascere un precedente significativo che va oltre il semplice gesto sportivo. Da settembre la squadra maschile dell’Asd Marola, militante nella Seconda Categoria vicentina, indosserà sulle proprie maglie il logo rosa dell’associazione “Donna chiama Donna”, centro antiviolenza di Vicenza che per la prima volta nella sua storia diventa partner di una squadra di calcio maschile.

Un’iniziativa senza precedenti

La decisione di dedicare la divisa ufficiale alla causa della lotta contro la violenza di genere rappresenta una forma inedita di sponsorizzazione gratuita nel mondo del calcio maschile italiano. Un messaggio potente che trasforma ogni partita in un’occasione di sensibilizzazione pubblica.

“Una cosa che mi fa particolarmente piacere”, racconta Massimo Gastaldello, direttore sportivo del Marola, “è che quando ho parlato di questa iniziativa al nostro main sponsor Prix, non c’è stata alcuna resistenza. La famiglia Fosser ha accettato di cedere la parte anteriore della maglia, quella più visibile, a ‘Donna chiama Donna’, diventando back sponsor pur mantenendo lo stesso contributo economico”. Un gesto che dimostra come anche il mondo imprenditoriale possa partecipare attivamente a queste battaglie culturali.

Quando lo sport diventa veicolo di cambiamento sociale

L’idea è nata da un’esperienza personale che ha toccato profondamente Gastaldello: “Una persona a me vicina ha avuto bisogno di chiedere aiuto all’associazione. Una storia estremamente dolorosa che, grazie al loro intervento, è stata gestita e presa in mano. Mi sono accorto che molti uomini non sanno che la violenza non è solo fisica. Ci sono tante forme di violenza, spesso invisibili e dolorose. Le panchine rosse e le giornate commemorative servono, ma da sole non bastano”.

Il calcio, come tutti gli sport di squadra, ha la capacità di trasmettere valori fondamentali come il rispetto, la collaborazione e la disciplina. Un potenziale che si esprime non solo attraverso la competizione ma anche attraverso le scelte di abbigliamento tecnico, come si può approfondire nell’articolo sulle innovazioni nelle scarpe da calcio moderne che sottolinea come l’evoluzione tecnica vada di pari passo con la crescita culturale dello sport.

Calciatori uniti per la causa

Il presidente Ernesto Ferretto, ex sindaco di Torri di Quartesolo, e Gianni Ghiotto, fondatore del Marola nel 1969, hanno immediatamente supportato l’iniziativa, ma il vero test è stato il coinvolgimento dei calciatori. La risposta è stata unanime: piena adesione da parte della rosa, composta da ragazzi giovani ma consapevoli.

“Sapevamo che portare un logo rosa sulla maglia avrebbe potuto attirare battute e prese in giro”, spiega Gastaldello, “ma ai giocatori non interessa, e non ci sono state esitazioni. Giovedì sera i ragazzi hanno incontrato le volontarie del centro: ascoltarle ha reso tutto più chiaro e motivante”.

Per supportare questa iniziativa e altre cause sociali nello sport, alcune piattaforme offrono la possibilità di contribuire attraverso varie forme di partecipazione. Per maggiori informazioni su come sostenere progetti simili, Clicca Qui e scopri come puoi fare la differenza.

Un problema che riguarda tutti

L’associazione “Donna chiama Donna” ha accolto con sincera gratitudine questa collaborazione: “La violenza di genere non è una questione che riguarda solo le donne”, hanno sottolineato le attiviste presiedute da Maria Zatti, “ma un problema sociale, che va affrontato insieme, donne e uomini. Per questo il gesto del Marola Calcio ha un valore enorme”.

L’auspicio condiviso è che questa prima collaborazione tra un club maschile e un centro antiviolenza possa aprire la strada ad altre società sportive, creando un effetto domino positivo nel mondo dello sport.

Un esempio da seguire

L’Asd Marola non è una realtà di piccole dimensioni: conta oltre 700 tesserati in dieci discipline diverse, tra cui pallavolo, ciclismo, basket, pilates e arti marziali. Una comunità sportiva ampia che ora diventa portavoce di un messaggio fondamentale.

“Se in qualche modo siamo dei pionieri, ne sono felice”, conclude Gastaldello, “e mi auguro che anche società di alto livello, non solo nel calcio, decidano di seguirci. Più si parla di violenza, più si aiuta a rompere il silenzio. E più si crea cultura del rispetto”.

Con questa iniziativa, il calcio dilettantistico dimostra ancora una volta che lo sport può e deve essere veicolo di messaggi sociali positivi, andando oltre il semplice risultato sportivo per contribuire a costruire una società più consapevole e rispettosa.

di Admin

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