Conte, Allegri, Gasperini e Sarri: la differenza in un campionato che ha perso i suoi campioni
La rivoluzione silenziosa del calcio italiano. In un’epoca in cui il talento puro sembra emigrare verso lidi più ricchi e competitivi, la Serie A ha scoperto il suo nuovo asso nella manica: gli allenatori. Dimenticate per un momento i vari Lautaro Martinez, Modric, De Bruyne, David e Dybala. Le vere magie, quelle che possono fare la differenza in un campionato impoverito tecnicamente, arrivano dalla panchina. È cambiato il paradigma: la lettura delle partite ora inizia dal basso del tabellino, dai nomi di chi impugna il pennarello sulla lavagna tattica, non da chi quella lavagna deve interpretarla. Un fenomeno che appassiona gli esperti di calcio di tutto il mondo, come si può leggere nelle analisi approfondite disponibili su questo sito dove si discute delle nuove dinamiche del calcio moderno.
L’eccellenza italiana in panchina
Il panorama è ricco e variegato: Conte al Napoli, Allegri tornato al Milan, Gasperini che accetta la sfida Roma e Sarri che naviga nelle acque agitate di una Lazio bloccata sul mercato. Sono loro le vere stelle di questa Serie A, tecnici con un’identità forte e riconoscibile, vincenti in Italia e all’estero come Conte, corteggiati da club prestigiosi come Allegri dal Real Madrid nell’estate 2021, o capaci di trionfi internazionali come l’Europa League conquistata da Sarri con il Chelsea, troppo spesso dimenticata nelle narrazioni recenti.
Non meno importante il trofeo europeo di Gasperini con l’Atalanta, che ha convertito anche gli scettici e dato ragione a Guardiola quando paragona il tecnico bergamasco a un dentista: doloroso ma efficace. La tendenza è chiara: contando i giocatori italiani realmente ambiti dai top club europei non si riempiono nemmeno le dita di una mano, e così le società si affidano ai grandi strateghi della panchina.
Il nuovo equilibrio economico
Gli stipendi dei tecnici riflettono questa nuova gerarchia. Nel 2016-17, durante il suo primo ciclo juventino, Allegri vinceva scudetti ma aveva almeno tre giocatori davanti a sé nella scala salariale: Higuain, Dybala e Douglas Costa guadagnavano decisamente più dei 5 milioni netti percepiti dal tecnico livornese. Per non parlare dell’arrivo di Cristiano Ronaldo che sconvolse completamente gli equilibri economici.
Oggi lo scenario è radicalmente cambiato. Conte è il più pagato in assoluto a Napoli. Allegri percepisce un ingaggio, almeno nella parte fissa, paragonabile a quello di Leao. Gasperini, approdato a Roma, guadagna meno solo di Pellegrini (con uno stipendio ormai datato di cui i giallorossi vorrebbero liberarsi) e di Dybala, caso particolare anche per le modalità del suo arrivo. Sarri, con i bonus, supera nettamente Zaccagni. Una tendenza forse obbligata dalla carenza di fuoriclasse, ma che appare corretta nella sostanza.
Risultati che danno ragione
Le conferme dal campo, in alcuni casi, sono già arrivate. Conte ha firmato con un autografo indelebile lo scudetto della passata stagione e se oggi il Napoli si ripresenta ai nastri di partenza come favorito è proprio grazie alla garanzia rappresentata da un tecnico che non permetterà cali d’intensità. Il Milan, dopo due scommesse perse in partenza come Fonseca e Conceiçao, ha scelto un normalizzatore di lusso come Allegri, che ha subito compiuto passi intelligenti verso Leao, il giocatore più talentuoso della rosa.
Sembra quasi che le società abbiano bisogno di prendere un pugno prima di reagire adeguatamente. La Roma, dopo i disastri seguiti all’era Mourinho e salutato Ranieri, sta affidando a Gasperini le speranze di un ritorno in Champions League, competizione che manca dall’Olimpico dalla stagione 2018-19. Ed è significativo come, già ad agosto, sia praticamente impossibile trovare un tifoso giallorosso scettico nei confronti di Gasp, nonostante non sia partito con una valigia piena di consensi.
L’adattamento come virtù suprema
Di like è invece ricco Sarri, che però si trova a fronteggiare una situazione complicata alla Lazio. Senza possibilità di chiedere giocatori funzionali al proprio credo calcistico, al massimo può sperare nell’arrivo dello svincolato Insigne, è proprio lui a dimostrarsi sorprendentemente flessibile. Come suggerisce la celebre frase di Julio Velasco: “Un grande allenatore non è quello che fa muovere i giocatori secondo le proprie intenzioni, ma quello che insegna ai giocatori a muoversi per conto loro”.
In questa Serie A dove le trasmissioni in streaming coprono solo una minima parte delle partite disponibili, i veri protagonisti sembrano destinati a essere proprio loro: i maestri dalla panchina. Uomini capaci di valorizzare ciò che hanno a disposizione, di creare sistemi funzionali alle caratteristiche dei propri giocatori e non il contrario, di adattarsi pur mantenendo una propria identità riconoscibile.
In un campionato che ha perso molti dei suoi interpreti più brillanti, la differenza la faranno gli strategie e i tattici, i motivatori e gli innovatori. Quelli in grado di trasformare squadre ordinarie in complessi straordinari attraverso la loro visione del gioco e la capacità di trasmettere convinzione. I veri fuoriclasse della Serie A 2025-26 indossano tutti la tuta, non la maglia da gioco.